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Andrologi: raddoppiati gli uomini fuori da terapie. Aumentano le coppie infertili

Andrologia Redazione DottNet | 28/06/2021 11:45

Stop alle cure nel lockdown: il 50% delle coppie non avrà figli

Prima del Covid-19 una coppia infertile su 4 trascurava diagnosi e cura delle cause maschili di infertilità, responsabili delle difficoltà a concepire nella metà delle coppie. Durante il lockdown la situazione è peggiorata e una coppia su 2 non si è rivolta all'andrologo, rischiando oggi, in molti casi irrimediabilmente, la sterilità anche per il ridotto accesso alla banca del seme o la riduzione delle probabilità di successo della PMA. Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA), in vista della presentazione del primo documento di consenso sulla gestione del maschio infertile, che si terrà durante la Conferenza di Consenso della SIA a Palermo il 2 e 3 luglio.

Nel documento sono elencate le indicazioni condivise sulle procedure diagnostiche necessarie e quando eseguirle, gli interventi sugli stili di vita che si sono dimostrati efficaci, l'impiego di integratori e le raccomandazioni in ambito lavorativo: la prima e più importante raccomandazione resta tuttavia affrontare sempre il problema di infertilità maschile, in parallelo a quello femminile, sottoponendo a terapia andrologica dove necessario in preparazione di una PMA. Per rispondere a tutti i dubbi e fornire informazioni anche in tema di fertilità maschile, prosegue l'iniziativa SIA 'L'andrologia italiana risponde': gli esperti saranno disponibili tutti i giorni dalle 10 alle 19 al numero verde 800-995125 fino al 30 giugno.  "Un maggior successo della PMA o una gravidanza naturale sarebbero possibili per molte delle coppie che si rivolgono ogni anno ai Centri per la fertilità, se solo si realizzasse una maggior sinergia fra ginecologi e andrologi nella prevenzione, diagnosi e cura dell'infertilità" sottolinea Alessandro Palmieri (nella foto), presidente SIA e professore dell'Università Federico II di Napoli.

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"Negli ultimi 30 anni l'infertilità maschile è raddoppiata e oggi si stimano 2 milioni di italiani ipo-fertili e oltre 250mila coppie ritenute infertili. Alcol, fumo, obesità, sedentarietà, alimentazione scorretta, infezioni trascurate, ma anche la diagnosi tardiva di patologie come il varicocele, sono tutti fattori che stanno compromettendo la fertilità maschile.   Inoltre, anche l'uomo ha il suo orologio biologico, e la sua capacità riproduttiva dopo i 40 anni diminuisce con il passare del tempo e, anche se la fertilità maschile è più longeva di quella femminile, ritardare oltremodo la paternità può compromettere non poco le possibilità di avere un figlio. Per dare indicazioni condivise su tutti questi temi, gli esperti di infertilità maschile di SIA hanno messo a punto il primo documento di consenso che nasce dalla mancanza in Italia di linee guida ufficiali per la gestione clinica del maschio infertile. 

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